Vita e sVita

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Una testimonianza sorprendente,  necessaria per ricordarci che in ciascuno i noi può nascondersi la forza di un guerriero.  Il libro “Vita e sVita”, di Belit e Mowgly è scritto con il preciso intento di dar voce a una testimonianza, quella di una donna (Belit nel romanzo) che dopo esser venuta a conoscenza del proprio male combatte non solo contro la “malattia” ma anche contro quel sistema di speculazione a cui una parte della medicina aderisce. “Vita e sVita” ci mostra cosa può accadere quando la sete di denaro e di fama, in medicina, conquista la prima posizione in campo. Un sistema dove baroni luciferini cancellano il paziente, trasformandolo all’istante, magicamente, in una Non persona, un meccanismo per fabbricare denaro, la gallina dalle uova d’oro. Un luogo dove non c’è pietà e non viene concesso di sperare: il libro ci porta nella casa delle streghe, in una tela di ragno, guai a entrarci o sei perduto.

Ma “Vita e sVitanon è solo denuncia. È anche un ringraziamento a quell’altra gran parte della Medicina e della Ricerca che studia, combatte assieme a noi le nostre battaglie, ci affianca nel dolore e ci aiuta a non sentirci soli.  A Belit si è aperto “un mondo nuovo, fatto di uomini altruisti, che con impegno e passione, e senza il giusto riscontro economico, lavorano per noi”.  Ed è proprio all’ AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) e alla nostra AIPLMC che andrà devoluto il ricavato dalla vendita di “Vita e sVita” con l’obiettivo di contribuire alla ricerca con una borsa di studio annuale e partecipare alle attività svolte dalla nostra Associazione a sostegno dei pazienti.

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Vita e sVita

è un’esclusiva per la nostra Associazione,  acquistandolo contribuite al raggiungimento dei nostri obiettivi

Costo: 15 euro
Il ricavato della vendita del libro direttamente dal sito dell’associazione sarà devoluto all’AIP LMC
Ufficio stampa
Giulia Contadini
Cellulare
333/3483517
Email giuliacontadini@hotmail.com

PREFAZIONE
Questo non è un romanzo. È il resoconto, minuzioso e sconvolgente, di un evento che non era stato previsto e dei suoi effetti, ed è giusto che si sappia da subito: tutto quello che leggerete è vero, inclusi i dettagli apparentemente più insignificanti. Scoprirete che la vicenda procede su due piani. C’è, innanzitutto, una storia, con nomi fiabeschi. Ecco Belit, giovane signora piena di energia, tutta tailleur e bei foulard, partita da niente, ora imprenditrice orgogliosa, una donna affascinante votata al lavoro. C’è Conan, compagno vulcanico
– lo scopriremo anche indomito – sempre al suo fianco. E c’è la piccola Mowgly, sette anni all’inizio della vicenda, creatura amatissima e sensibile. Un brutto giorno, accade qualcosa che non era stato messo nel conto: a Belit viene diagnosticata una terribile malattia, la notizia si abbatte come un terremoto su di lei e sulla sua famiglia incantata. Si può forse immaginare il resto: i colloqui vorticosi con i medici, le terapie invasive, il tormento di Belit, lo sbigottimento della bambina, l’affannarsi disperato di Conan, alla ricerca di una soluzione, di una via di uscita, perché c’è sempre una via d’uscita, o no?

No, direbbe il professor Gargamella, non c’è: disperatevi pure. Ed eccoci al secondo piano. Attraverso la figura del cinico Gargamella, “Vita e sVita” ci mostra anche cosa può accadere quando la sete di denaro e di fama, in medicina, conquista la prima posizione in campo. Un sistema dove baroni luciferini cancellano il paziente, trasformandolo all’istante, magicamente, in una non persona, un meccanismo per fabbricare denaro, la gallina dalle uova d’oro – finché, certo, ce la fa… Un luogo dove non c’è pietà e non viene concesso di sperare: il libro ci porta nella casa delle streghe, in una tela di ragno, guai a entrarci o sei perduto. Belit, per la verità, dalla casa delle streghe è fuggita. Ha perso la sua spada, ora sa cosa è la paura. Ma si è imbattuta in altri medici, ha incontrato occhi attenti, ascoltato parole come carezze, che hanno saputo spiegare e confortare. Il destino e il suo coraggio l’hanno condotta in un mondo
dove indossare un camice bianco significa anche essere un poco degli eroi, nel senso classico della parola: eroe è colui che si vota agli altri, dimentico di sé e dei propri interessi e mai dimentico della pietas. A Belit si è aperto “un mondo nuovo, fatto di uomini altruisti, che con impegno e passione, e senza il giusto riscontro economico, lavorano per noi”. A loro, alle persone impegnate nella ricerca medica, andranno i proventi di “Vita e sVita”. Naturalmente, non diremo come finisce il libro. Sappiate però che la delicatezza delle due voci narranti – madre e figlia – il ritmo che scandisce gli avvenimenti – ora frenetico, ora dolce come una canzone – la crudezza con la quale si descrive il funzionamento degli ospedali e degli studi
medici e le emozioni che restituisce a ogni pagina ne fanno una testimonianza sorprendente. Belit, Conan e Mowgly ci ricordano che in ciascuno di noi può nascondersi la forza di un
guerriero.

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